venerdì 27 luglio 2012

V.P.V. = Venerdì Portami Via

Cosa mi riporta a scrivere qui dopo quasi un mese, esattamente non lo so. Sarà che non ho nulla da fare, sarà che mi ritrovo nella stessa situazione in cui ero l'anno scorso, sarà che ho finito già la "Settimana Enigmistica" comprata ieri.


Fatto sta che il clima qui a casa si è fatto irrespirabile. A Caronte, Lucifero, Minosse, Circe, Topolino, Dante, Justin Bieber etc. si sono aggiunti i miei genitori, il fatto che non posso muovermi da casa, i miei amici che sono in giro per l'Italia, e la mia piccola, in giro per il mondo.

Fatto sta che ad un mese e mezzo dalla partenza per Praga, io qui non ci resisto più, tiro fuori la valigia e inizio a prepararmi per la partenza. Cosa metto? Cosa porto? 

Di fatto so esattamente cosa portare, sono anni che oramai agli inizi di settembre faccio valige e parto per gli angoli più discutibili d'Europa, la cosa che non mi spiego è la voglia di scappare da questo posto. 

Alla fine ho sempre considerato lo "scappare" una cosa da vili, perchè è sempre la cosa più facile da fare quando le cose precipitano. I sentimenti si offuscano, il collante che tiene insieme il tutto si allenta, e si decide di scappare. Ma cosa diventiamo, se continuiamo a fuggire ogni volta che bisogna tirare fuori gli attributi?

Eremiti, dice qualcuno. Gente solitaria, che non si lega a nessuno per paura di dover cambiare tutto di nuovo. Gente che non riesce a dare una svolta alla propria situazione e si defila, cambia contesto e riparte. Ma non senza lasciarsi alle spalle le cose, che saranno lì, pronte ad uscire ogni volta che si entra in panico.

Fuggire non è mai nobile. Anche se il desiderio è forte, se il tutto sta sciogliendo di fronte a te, bisogna sempre tirare fuori il coraggio di affrontare le cose. I fatti. E lottare. Non perchè uno è mona e resta lì per farsi del male. Ma lo fa in nome di un sentimento che c'era, che c'è ancora ed è stato accantonato.

Le difficoltà si fronteggiano sempre, e se a farlo si è in di più, allora tutto può essere salvato, il sentimento non sarà distrutto e si potrà ripartire.



La verità è che a parole sono tutti bravi. Molti di noi se la fanno sotto, una volta arrivati lì. 

Ma forse è meglio non pensarci, e iniziare ad agire, cercare di sistemare le cose, pur quanto difficili siano. Io son cresciuto con questa mentalità. Da giocatore di rugby mi hanno sempre insegnato a pensare e a non tirare mai indietro la testa, sempre guardare in faccia l'avversario, e fargli sentire il più forte dolore al primo impatto. Se metti a segno il primo colpo, il tuo opponente ti lascerà in pace per il resto della partita. Perchè prende paura.

Non siamo noi che dobbiamo aver paura del futuro, ma il futuro dovrebbe aver paura di noi.


lunedì 2 luglio 2012

Grazie lo stesso, Italia!

In questo blog non ho mai trattato di calcio. Da buon interista, preferisco evitare l'argomento fino a quando si vincerà di nuovo qualcosa. Con gli juventini spesso non si può parlare visto che vivono nell'incubo di Calciopoli e nel vittimismo che ne è derivato; i milanisti sono più amichevoli, cugini, e molto spesso qualcosa di utile salta fuori.

Ma oggi l'attenzione non va a quanto la difesa della Juve, che aveva tenuto in alto l'onore della Nazionale, abbia fatto cilecca ieri; non va a quanto stanco fosse Cassano; oggi voglio dire di quanto è importante il gruppo, quando lo sport arriva a certi livelli.

La Spagna non aveva nulla più di noi. Due tipi di gioco diversi, impostati sul possesso del pallone e passaggi profondi, preferiti ai lanci lunghi a cercare le punte. Le premesse alla partita promettevano bene, ma quello che era differente era lo spirito del gruppo. Pur di non far giocare un giocatore non in forma come Torres, Del Bosque si era inventato Fabregas unica punta; pur di far giocare un giocatore non in forma come Chiellini, si è rinunciato a chi in forma dimostrava di esserlo, come Balzaretti.

Io stimo Chiellini, e seppure sia sopravvalutato è pur sempre uno dei difensori più forti e rocciosi dell'Italia in questo periodo. Ma la mentalità da "grande" giocatore avrebbe dovuto far si che il Giorgione nazionale riflettesse, e lasciasse il posto a chi era più in forma. Avremmo risparmiato il primo gol, una sostituzione dopo 20 minuti, e ci saremmo risparmiati il fatto di rimanere in 10 per mezz'ora, avendo ancora cambi a disposizione.

Detto ciò, non punto il dito contro nessuno, con la Spagna si sapeva che era dura, anche se eravamo arrivati con troppo ottimismo alla Finale di Kiev. Tuttavia in questo Europeo abbiamo visto anche altro, una base solida per quella che sarà la squadra che ci rappresenterà alle prossime competizioni: la Confederations Cup prima, e il Mondiale in Brasile poi.

Complimenti al solido Buffon, a Barzagli e Balzaretti, a De Rossi, Pirlo e Marchisio, solida impalcatura del centrocampo. Bene Cassano e Di Natale, anche se l'ultimo poco sfruttato. Da rivedere Bonucci, Abate e Giovinco, forse non ancora pronti per una competizione dura e di alto livello. In bocca al lupo a tutti quelli che vogliono essere riconfermati, e a quelli che vogliono riconquistare i colori azzurri, come Pazzini e Ranocchia.

Ma la soddisfazione più grande è stata vedere Balotelli correre, sudare, urlare, segnare e piangere. Segnali che questo ragazzo vuole maturare, vuole diventare qualcuno, e vuole far parte della storia della Nazionale, seppure ci sia già entrato con la meravigliosa doppietta alla Germania.

E quindi, ancora una volta, grazie ragazzi. Che la strada per il Brasile inizi qui, da un secondo posto Europeo, che però sa di vittoria.


Lisboa

Lisboa
The city which took my heart

Copenhagen

Copenhagen
Lovely capital of Denmark, the city where I use to live