lunedì 25 giugno 2012

Non mi starà mai tutto in valigia

Eccomi ancora una volta a fare la valigia.


Questa volta per non tornare. Da qualche anno a questa parte ormai, sono abituato.

Si viene, si va, e ci si porta dietro cose.

"Cosa me ne faccio di queste bottiglie di birra fregate al bar quella sera? - A cosa mi servono i fogli di appunti che ho comodamente salvati nel computer? - Cosa me ne faccio di questa foto stampata e attaccata al muro, un po' rovinata e che ho comunque nel computer?"



Vestiti ormai vecchi, calzini bucati, scarpe consumate, tutto quello che non è necessario deve essere lasciato, per sempre, in questa terra di vichinghi dove nemmeno a fine giugno splende il sole.

Cercando di vendere qualcosa per pagarmi il ritorno a casa, ho pensato a quanto tenessi a quelle cose, ma più che all'oggetto fisico in se, a tutto quello che mi avevano dato, a tutto quello che mi avevano fatto provare e mi avevano significato durante questo viaggio in Danimarca.

Ricordi legati a persone che non saranno con me fisicamente, che ho deciso di lasciare, ma che mi porterò per sempre dietro.
Questo corto post per dire che la Danimarca per me ha significato molto. Un anno in cui ho dimostrato a me stesso di potercela fare con una manciata di corone e tanto ottimismo, quell'ottimismo che mi ha portato a guadagnare qui molto di più di quello che avrei pensato alla partenza.

Lo stesso ottimismo che mi farà andare avanti. Perché non mi starà mai tutto dentro in valigia, ma tutto rimarrà dentro di me.

mercoledì 13 giugno 2012

Funghetti Allucinogeni

Mi trovavo a pescare un biscotto danese dal mio caffellatte mentre guardavo Olanda - Germania (non chiedetemi come la mia cena potesse essere a base di biscotti burrosi e caffellatte) quando sono stato suggestionato. Forse il burro, forse qualcosa nello zucchero, non lo so, ho iniziato a pensare e ad elaborare nuove teorie. Molte persone riconoscono in questo un fatto chiamato "trip mentale" o "allucinazione da funghi", ma io, in tutto questo pensare, c'ho trovato qualcosa di vagamente affascinante.

Tra queste teorie la migliore selezionata da me (e da una giuria di esperti) è stata quella di accoppiare animali di specie diverse, per creare nuovi fenotipi assimilabili a quelli dei Pokemon. Poi ho dovuto abbandonare questo progetto perché il cane della coinquilina greca non ci stava ad accoppiarsi con una tartaruga ritagliata dalla carta del giornale. Per cui sono finito a pensare al senso della vita. Classico, no?

Che senso ha la vita non ha neanche gusto il chiederselo, visto che ruoteremmo intorno ad argomenti e temi tuttora irrisolti da millemila anni, al massimo ci si può fermare, fare un respiro profondo e chiedersi che senso ha la propria vita. Molto spesso infatti ci si preoccupa della vita degli altri, di piacere agli altri, di non offendere gli altri, ma mai si presta abbastanza attenzione a quello che si vuole per se stessi.


Sarò pieno di me stesso, ma nella vita più volte ho deciso di prendere una strada che fosse mia, e non condivisa dalla "ratio" della comodità. Per "ratio" della comodità intendo quel fatto per cui le persone scelgono molto spesso la decisione più abbordabile invece di ricercare la migliore, quella che si desidera di più. Non dico che non mi piacerebbe trovarmi in una posizione di comodo, ma dico solo che la vita è troppo breve per accomodarsi e guardare il resto passarci davanti. Per quello che a volte si deve agire d'impulso.


Come quando ho deciso di studiare Economia. 

"Economia è sinonimo di mediocrità. Anni di studio approssimativo per sfornare milioni di cassieri di banca che si differenziano da quelli del supermercato solo perché non portano il grembiule. Lo studente di economia è il meno dotato in assoluto, non ha interessi se non organizzare aperitivi e aperitivi e aperitivi. Non spiegandosi nemmeno lui come sia in grado di passare gli esami, si sente vestito di un ruolo importante quando al bar si parla della crisi economica o di altre puttanate simili. In questo contesto prende la parola spiegando agli astanti che lo spread è un titolo azionario e che il debito pubblico italiano è colpa dei comunisti. Finirà in banca e sarà rispettato da tutte le mamme del mondo, che non si stancheranno mai di ripetere ai propri figli «Hai visto Giorgio? Che l’era un ignorante e con economia le finìo in banca? Altro che ti e la to fisica teorica!» (cit.)


Ho trovato questo trafiletto sfogliando il web, e ancora una volta mi sono stupito di come gli stereotipi ci minimizzino. Perchè dovrebbero fare da filo conduttore e invece ne tritano il concetto, ne sottolineano il più piccolo dettaglio e lo trasformano nella peggior etichetta che tu possa avere. 

Perchè alla fine tutto si riduce ad un'etichetta. Tu e lei siete fidanzati, Voi due siete sposati, l'altro ha una relazione complicata con l'altroancora e così via. E la gente non ha capito niente di te se quello che le importa è l'etichetta che compare sulla tua fronte, quando pensi di voler dimostrare chi sei, mentre ci si attende che tu dimostri quello che vogliono vedere loro. 

Quando dovresti fare ciò che ti senti di fare.



Quando dovrebbero essere le emozioni a parlare.



E non i funghetti allucinogeni.



Gianbellan

Lisboa

Lisboa
The city which took my heart

Copenhagen

Copenhagen
Lovely capital of Denmark, the city where I use to live