martedì 31 gennaio 2012

Nuova settimana, Nuova Playlist

In questa ultima settimana ne abbiamo sentite di tutti i colori. Ora, dopo un corri corri, trovo il tempo di riposarmi, mettermi al computer, trovare due ore per me, e ascoltarmi l'ultima playlist messa su con la stessa fretta con cui ho pranzato oggi.

Gli elementi del nuovo governo se ne escono fuori. E' la volta di Martone. E sapete che vi dico? 
Io gli do ragione.
Ammetto che essere studente lavoratore allo stesso tempo, specialmente in Italia, porta a dei ritardi considerevoli nella tabella di marcia di un giovane. Ma sono anche conscio del fatto che se uno è iscritto all'Università in qualità di "studente-lavoratore", nel suo libretto non può essere segnato alcun ritardo, ne deve venir riscontrato un numero minimo di crediti da ottenere per procedere negli anni di studio. 
Inoltre sono convinto che il vice Ministro ce l'avesse con tutti quei giovani che si iscrivono all'Università per paura del futuro, perchè non hanno voglia di lavorare, o semplicemente perchè preferiscono fare la vita del mantenuto. Iscriversi, fare uno, due, al massimo tre esami all'anno, aggregarsi a cortei, giocare alla Play Station in aula studio, o farsi di canne il mercoledì sera. Questi sono gli "Sfigati", e non lo dico io perchè mi son laureato in tre anni esatti (e non sono un genio), ma lo dicono i numeri di una spesa pubblica che aumenta per mantenere questi nullafacenti. 

Poi è toccato ad un movimento popolare entusiasmare la mia settimana. Mi riferisco a quanto è accaduto nel programma di Santoro, la scorsa settimana.
Oltre al fatto che ho deciso di fare il venditore di cavalli, se mi può rendere una casa alla Romanina (come quella della simpatica signora che alla domanda: "Lei risulta nullatenente?" ha risposto: "Che vuol dire nullatenente? Chi è tenente?") mi ha colpito soprattutto l'essere "popolare" del movimento sardo, unito a quello dei "Forconi". Un contadino, un operaio, assieme al piccolo imprenditore, al maestro elementare, al ricercatore precario. Mi ricorda tanto la copertina di un album dei Coldplay, o forse era un quadro sulla Rivoluzione, non ricordo bene.

Ah, e caro Castelli. Prima ti dici povero dichiarando 145.000 euro l'anno (e chissà quanti ne hai evasi), poi rispondi comparando la Lombardia alla Sicilia, facendo vedere quanto (?) il Nord Italia sia meglio del Sud. Ma sai che ti dico io, da Veneto? Tu eri Ministro della Repubblica Italiana. Se questo non ti dice niente allora vai a giocare alla Secessione con i tuoi amichetti, che al Nostro Paese ci pensiamo noi, gente che ci tiene veramente al futuro, perchè a noi "tu non ce li rompi i coglioni!".

Infine, anche a Copenhagen è arrivato l'inverno. Ha iniziato a nevicare, i laghi stanno ghiacciando, la Wondercool Copenhagen è alle porte (una specie di festival che tratta un po' di tutto; se siete curiosi: http://wondercoolcopenhagen.com/) e uscire con gli amici è all'ordine del giorno.
Pensate che sabato ero in un posto chic (?) e mi parte "Che Idea" dei Flaminio Maphia in versione remixata.

I corsi sono iniziati nuovamente, e sarebbe un'ottima idea quella di mettersi sotto a lavorare. La preparazione atletica è ritardata, il dottore mi ha detto di riposare visto che ho il fisico di un ottantenne, racchiuso nel mio corpo ventenne, quindi aspetto per rimettermi in forma, guardando lo sport in tv invece di uscire e correre.

Nel frattempo la Danimarca ha vinto i campionati europei di Pallamano. Quindi fuochi d'artificio e quant'altro, fiumi di birra per le strade, e poi tutti a dormire. Tutti qui sembrano felici. Si sta bene, non lo nego, forse troppo per pensare che a settembre dovrò fare le valigie di nuovo e andarmene a Praga. Inizio ad odiare la mia vita da viaggiatore, non fai tempo ad abituarti che subito devi cambiare. O forse è solo sta maledetta Danimarca, troppo efficiente (c'ho messo 4 minuti alle poste, stamattina) e troppo perfetta da assomigliare ad un sogno.

O forse solo ad un incubo socialista.

Vi ses,

Gianbellan

domenica 22 gennaio 2012

Seduti su uno scoglio, fissando il Mare del Nord

Mi trovavo in camera mia, a sorseggiare tè e twittare, mentre mi è passato un link sullo schermo. Era il monologo che Giacomo Poretti ha tenuto ieri  al convegno della Fondazione Italcementi Carlo Pesenti. L'ho letto d'un fiato, e devo dire che il comico ha messo in risalto questo periodo di decadenza, sottolineando aspramente come, in mezzo secolo, siamo passati dall'essere il Paese dei Sogni, del Boom Economico, a far parte di un continente che sta morendo.

Perché stando all'estero il messaggio che ti arriva, parlando con la gente, confrontando culture diverse, è che l'Europa sta andando verso un declino irreversibile. Il Vecchio Continente sta diventando veramente troppo vecchio ed è sicuro di vedere la pensione (almeno lui).

Però comunque si riesce a trovare la motivazione giusta per decidere di partire e visitarlo, questo Continente, e molto spesso questa motivazione si accompagna alla meritocrazia. Una meritocrazia che non viene premiata in Italia dove, se all'Università viene riconosciuto il proprio lavoro, è solo in modo impersonale, visto che non ha nessun riscontro pratico e nessuna direzione sul campo professionale.

Per questo, dopo 6 mesi di Erasmus a Lisbona, ho deciso di venire a vivere e continuare i miei studi a Copenhagen.  Tanti miei amici mi avevano consigliato di iscrivermi alla Business School qui, dopo la triennale in Economia; amici danesi, amici che erano stati qui, amici che ci avevano azzeccato in pieno. In questa città non si respira l'aria della crisi, le offerte non mancano, e l'occhio è puntato sui giovani, il futuro di questo piccolo paese Scandinavo.

L'ambiente è tipico da Capitale Europea, industrializzata, dove l'architettura fa da padrona, ma la prima cosa che si nota sulle opportunità che ci sono è che qui tutti gli studenti hanno un lavoro. Non c'è nessun studente Danese che ne sia sprovvisto, e sottolinea come l'esperienza venga acquisita più in fretta, in questo paese. Invece di invecchiare durante la gavetta come succede in Italia, qui  si bruciano le tappe, e dopo il Master, a 25-26 anni, sei pronto per ricoprire posizioni importanti.



L'ostacolo principale è la lingua, differente da qualsiasi cosa ascoltata prima, ma con impegno, dedizione e tanta pratica si riesce a formulare qualche frase. Anche se qui l'Inglese è parlato bene da tutti, per lavorare a contatto del cliente, è necessario masticare un po' il Danese.
Diciamo poi che vivere qui ha un costo molto alto, specialmente per quanto riguarda gli affitti. Stringendo la cinghia comunque si arriva a fine mese con un budget inferiore ai 600 euro, affitto incluso. Certo è che se si vuole seguire il ritmo di questa frenetica città, sarebbe necessario avere uno stipendio proprio, visto che i valori di redditi si attestano tra i più alti d'Europa. Secondo gli Scandinavi, la Danimarca è il paese più economico, ecco perché maree di Norvegesi e Svedesi vengono qui a studiare e spendere i loro soldi, per via dei loro redditi ancora più alti, stimolando in questo modo l'economia.

La marcia in più arriva comunque dai servizi al cittadino, che vanno da corsi di lingua gratuiti, educazione gratuita a tutti i livelli, sussidi di disoccupazione e centri di collocamento più che efficienti. Questo e l'architettura unica in Europa rendono la "Città delle Bici" una meta unica per chi desidera dare una svolta alla propria carriera, specialmente scolastica, per mettere in curriculum una prestigiosa Business School, un Master di livello Internazionale e, chi lo sa, magari qualche buon soldino.


E se un giorno la prossima tappa dovrà essere Brasile, India, Australia o Canada, una sola certezza rimarrà. Quella di sedersi su uno scoglio, come la Sirenetta, guardare verso il mare infinito, e sapere, che li da qualche parte c'è ancora la nostra Patria, Italia, meta finale del nostro viaggio, luogo in cui il Sogno non può morire.

domenica 8 gennaio 2012

Ottimismo nel paese delle favole

La prima settimana del 2012 se l'è filata in velocità, e tutto qui è continuato alla normalità. La crisi non è finita, i Maya non hanno spostato la data perché il 21 dicembre ho un calcetto, Twitter è pervasa di reduci di Netlog che intasano i TT con Bieber e soci.

E dal passare le giornate tra libri, articoli, saggi, video, nel tentativo di capire come fare bene ai prossimi esami (nel tempo libero studio), sembra che le cose in questo 2012 inizino ad ingranare. Aiuta il fatto che questa città sembra uscita da un libro di favole, e per citare il film "In Bruges", come si fa a non innamorarsi di una cazzo di città che sembra uscita da un libro di favole?

La tranquillità, l'aria pulita che si respira qui, non si trova. Non perché i sondaggi dicono che qui l'aria è la più pulita al mondo, i bambini giocano nei parchi, il centro diventa teatro dei saldi di giorno e palcoscenico della vita notturna di notte. Ma perché è un posto che da speranza, non mette pressione, e con calma e pazienza permette a tutti di avere quello che si meritano.

Forse è presto per parlare, ma alla fine qui si trova una cosa che al momento in Italia non si riesce a trovare. Ottimismo. Ottimismo che nel nostro paese non c'è e non viene accolto. Capisco che il momento è veramente difficile, ma ci troviamo dentro fino al collo perché c'è stato permesso da quelli al potere di essere quello che siamo, Italiani. 

Mentre negli anni del boom economico la direzione dell'alto era perentoria, si è sempre più col tempo affievolita, e i governi successivi, con B. al capolinea, chiedevano agli Italiani, invece di sacrifici e comportamenti determinati, di essere semplicemente se stessi. Ci hanno lasciato giocare, invece di essere indirizzati verso il futuro, ci hanno parcheggiati, e lasciato in macchina mentre loro facevano pausa al ristorante.

Ora, l'esecutivo chiede sacrifici ad un popolo disabituato a farne, in un Paese dove il differenziale ricchi-poveri è uno dei più ampi nel mondo civilizzato, e dove il popolo ignorante (in aggiunta a tutti i Leghisti) si oppone a chi sta facendo quello che non è stato fatto negli ultimi vent'anni. Ecco perché non siamo ottimisti. Perché non siamo capaci di esserlo.

Mentre nei paesi che escono dai libri delle favole, l'ottimismo non è forzato dai coniglietti che cantano, dagli arcobaleni e dalle farfalle (anche perché qui o piove o è buio), ma l'ottimismo arriva dall'esperienza che fai della vita in queste città. Ed è una cosa che dobbiamo recuperare anche noi Italiani.

Anche perché Andersen amava l'Italia, e se ha scritto favole così realistiche è perché l'ha visitata.

Vi ses,

Gianbellan

domenica 1 gennaio 2012

Happy New Year, Mrs. J.

E anche questo primo dell'anno è andato, e nonostante mi sia perso metà della serata di ieri per ovvie ragioni, oggi non ho fatto altro che sorridere, cantare, essere felice.

La gente con cui ho passato questo Capodanno è veramente speciale. Un italiano, uno svedese, un tedesco, un austriaco, un messicano, un canadese, una francese e due britannici, una specie di melting pot che ha reso diverso questo inizio dell'ultimo anno prima del cambiamento di un'era, secondo i Maya.

Tuttavia passeggiare per Copenhagen oggi, città fantasma, mi ha fatto pensare, ed ho realizzato che l'avventura che sto vivendo è qualcosa di unico, e tutto ciò è reso unico dalle persone che sono con me, dagli incontri, dalle amicizie e dai rapporti che nascono tra sconosciuti.

Questa volta è stato merito di una ragazza britannica, amica di Martin, che chiamerò Mrs. J, citando Billy Paul. Mrs. J è una di quelle ragazze di cui non ti puoi non innamorare istantaneamente: corpo perfetto, non troppo magra, capelli castano chiaro, occhi azzurri, bocca da baciare. Il suo accento British, i suoi discorsi, il modo che ha di sorridere ha iniziato a farmi vedere le cose in maniera differente. Alla fine ho realizzato che era quello che serviva:

Non devo correre alla ricerca disperata di una ragazza solo per dimenticare brutte relazioni o perchè ci si vuole togliere uno sfizio, ma quello che voglio è essere così, di buon umore, voglio essere confuso per una ragazza, diventare un completo idiota di fronte a tutti per lei, e sentirmi come se fossi la persona più felice del mondo.


Perciò, anche se alla fine non ho combinato niente (e non per colpa mia perlomeno), ho ripreso fiducia, e ho saputo, parlandoci poco dopo stasera, che ero riuscito a rimorchiarla pur conoscendola da 5 ore. Perchè ho ancora il tocco magico, e diciamolo, noi italiani ci facciamo onore in questo campo.

Per concludere, vorrei solo che questo 2012 possa continuare come è iniziato, come un'avventura per riscoprire me stesso prima, e per trovare la ragazza con cui essere confuso.

 So, thank you Mrs. J, and Happy New Year!
Gianbellan

P.S. Nella mia checklist di buoni propositi per il 2012 ho inserito: andare a Londra, avere un appuntamento con una ragazza britannica, nella speranza che sia Mrs. J. 

Lisboa

Lisboa
The city which took my heart

Copenhagen

Copenhagen
Lovely capital of Denmark, the city where I use to live