domenica 22 gennaio 2012

Seduti su uno scoglio, fissando il Mare del Nord

Mi trovavo in camera mia, a sorseggiare tè e twittare, mentre mi è passato un link sullo schermo. Era il monologo che Giacomo Poretti ha tenuto ieri  al convegno della Fondazione Italcementi Carlo Pesenti. L'ho letto d'un fiato, e devo dire che il comico ha messo in risalto questo periodo di decadenza, sottolineando aspramente come, in mezzo secolo, siamo passati dall'essere il Paese dei Sogni, del Boom Economico, a far parte di un continente che sta morendo.

Perché stando all'estero il messaggio che ti arriva, parlando con la gente, confrontando culture diverse, è che l'Europa sta andando verso un declino irreversibile. Il Vecchio Continente sta diventando veramente troppo vecchio ed è sicuro di vedere la pensione (almeno lui).

Però comunque si riesce a trovare la motivazione giusta per decidere di partire e visitarlo, questo Continente, e molto spesso questa motivazione si accompagna alla meritocrazia. Una meritocrazia che non viene premiata in Italia dove, se all'Università viene riconosciuto il proprio lavoro, è solo in modo impersonale, visto che non ha nessun riscontro pratico e nessuna direzione sul campo professionale.

Per questo, dopo 6 mesi di Erasmus a Lisbona, ho deciso di venire a vivere e continuare i miei studi a Copenhagen.  Tanti miei amici mi avevano consigliato di iscrivermi alla Business School qui, dopo la triennale in Economia; amici danesi, amici che erano stati qui, amici che ci avevano azzeccato in pieno. In questa città non si respira l'aria della crisi, le offerte non mancano, e l'occhio è puntato sui giovani, il futuro di questo piccolo paese Scandinavo.

L'ambiente è tipico da Capitale Europea, industrializzata, dove l'architettura fa da padrona, ma la prima cosa che si nota sulle opportunità che ci sono è che qui tutti gli studenti hanno un lavoro. Non c'è nessun studente Danese che ne sia sprovvisto, e sottolinea come l'esperienza venga acquisita più in fretta, in questo paese. Invece di invecchiare durante la gavetta come succede in Italia, qui  si bruciano le tappe, e dopo il Master, a 25-26 anni, sei pronto per ricoprire posizioni importanti.



L'ostacolo principale è la lingua, differente da qualsiasi cosa ascoltata prima, ma con impegno, dedizione e tanta pratica si riesce a formulare qualche frase. Anche se qui l'Inglese è parlato bene da tutti, per lavorare a contatto del cliente, è necessario masticare un po' il Danese.
Diciamo poi che vivere qui ha un costo molto alto, specialmente per quanto riguarda gli affitti. Stringendo la cinghia comunque si arriva a fine mese con un budget inferiore ai 600 euro, affitto incluso. Certo è che se si vuole seguire il ritmo di questa frenetica città, sarebbe necessario avere uno stipendio proprio, visto che i valori di redditi si attestano tra i più alti d'Europa. Secondo gli Scandinavi, la Danimarca è il paese più economico, ecco perché maree di Norvegesi e Svedesi vengono qui a studiare e spendere i loro soldi, per via dei loro redditi ancora più alti, stimolando in questo modo l'economia.

La marcia in più arriva comunque dai servizi al cittadino, che vanno da corsi di lingua gratuiti, educazione gratuita a tutti i livelli, sussidi di disoccupazione e centri di collocamento più che efficienti. Questo e l'architettura unica in Europa rendono la "Città delle Bici" una meta unica per chi desidera dare una svolta alla propria carriera, specialmente scolastica, per mettere in curriculum una prestigiosa Business School, un Master di livello Internazionale e, chi lo sa, magari qualche buon soldino.


E se un giorno la prossima tappa dovrà essere Brasile, India, Australia o Canada, una sola certezza rimarrà. Quella di sedersi su uno scoglio, come la Sirenetta, guardare verso il mare infinito, e sapere, che li da qualche parte c'è ancora la nostra Patria, Italia, meta finale del nostro viaggio, luogo in cui il Sogno non può morire.

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Lisboa

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The city which took my heart

Copenhagen

Copenhagen
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