Del paese di santi, poeti e navigatori ci sarebbe tanto da dire.
Così tanto da dire che per descriverne solamente la varietà di colori che
lo rappresenta ci impiegheremmo tanto quanto fare la Romea da Mestre a Ravenna
quando c’è nebbia.
Eppure questo paese che è l’Italia, che dire, è veramente meraviglioso e
pieno di alcun tipo di figura si possa immaginare.
I miei occhi vagavano tra le pagine dei giornali ultimamente, e si sa,
durante la campagna elettorale non si parla d’altro che di come un candidato
sia inconsistente, di come l’altro approfitta della propria personalità
estroversa, di come l’altro ancora abbia un programma valido ma non lo sappia
comunicare.
Ma diciamocelo francamente, a nessuno interessa cosa c’è da proporre,
mentre a tutti interessa come la cosa ci viene proposta. Un po’ come quando si
va al ristorante francese e non si sa che cosa ordinare e ad un certo punto
vedi il cameriere portare in sala un piatto ricco e ben presentato, al che dici
“Mi porti quello che ha servito al signore laggiù”, e ti ritrovi a mangiare
lumache ed una insalatina di rape.
Ma è questo il bello, vero?
Negli ultimi anni noi Italiani abbiamo imparato ad essere più appariscenti,
a preferire la forma all’essenza e a farci il mutuo in banca per l’iPhone. A
lamentarci se qualcuno ci dice cosa fare, a lamentarci se qualcun altro ci dice
come farlo. A lamentarci se qualcuno ci chiama sfigato, a lamentarci se
qualcuno ci chiama “choosy” e a lamentarci se qualcuno ci chiede di pagare le
tasse, mentre tanti altri si limitavano a sfilarci il portafoglio senza che ce
ne accorgessimo.
E mentre noi, offesi, andiamo da mamma Italia a nasconderci sotto le sue
vesti, quest’ultima le vesti se le deve togliere, per dare il suo corpo nudo e
stanco al ciarlatano di turno, che tanto l’aveva affascinata con promesse di
amore e ricchezza, ma che ora le ha intestato le rate del mutuo.
D’altronde, di quel paese di santi, poeti e navigatori che tutti
immaginiamo come il paese dei balocchi, non è rimasto praticamente niente.
Tutto finisce nel dimenticatoio, finché i riflettori si ripresentano per
tirarci in ballo. Ed ecco che tutti si esce fuori, a far caciara e a tentar di
gridare più forte di tutti.
Ecco che non ci sono più i Santi, ma ci sono i membri del partito “Unitas
Universalis Militantium Ecclesiae J.C.” che ci ricordano come la fede è l’unica
via per abbassare il debito pubblico; non ci sono i poeti, bensì il “Movimento
dei Poeti d’Azione”, che ci insegna che con la creatività si può rialzare l’economia;
non ci sono i navigatori, ma il “Partito Pirata”, che più che fare la
rivoluzione si limita a saccheggiare quel che resta della nostra intelligenza.
Ma no, Italiani, non preoccupiamoci. Noi restiamo e resteremo quel paese di
santi, poeti e navigatori senza consistenza e che a tanta gente continua ad
andare bene. Non prendiamoci quei 10 minuti per cercare di capire, ma corriamo
dietro a chi urla più forte.
Dopotutto dopo le elezioni non inizia X-Factor?
Gianbellan
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